La dichiarazione del Movimento Europeo per i Trent’anni di Maastricht (Newsletter del 7 Febbraio 2022)
L’EDITORIALE in oggetto contiene, sorprendentemente, il lodevole, e non usuale, proposito di avviare una “Rivoluzione Europea”, partendo da un’”Operazione Verità”.
E, in effetti, questa si sta rivelando l’unica via per raggiungere gli obiettivi dichiarati da sempre, ma mai seriamente perseguiti, dall’eterogeneo insieme degli Europeisti:
1)un’Europa unita;
2)il multilateralismo sul piano mondiale;
3)la sovranità europea;
4)la competitività dell’Europa con USA e Cina.
L’approccio funzionalistico, nato nel primo Dopoguerra sotto l’influenza americana, e mai abbandonato da allora, non poteva, né può neppure ora, portarci a questi risultati, perché i suoi obiettivi erano, e sono, diversi:
a)l’inserimento dell’ Europa nel sistema americanocentrico (Huntington);
b)il salvataggio delle obsolete classi dirigenti degli Stati nazionali e la prevenzione della nascita di una classe dirigente alternativa (Brzezinski);
c)la divisione permanente dell’Europa fra Est e Ovest (dottrina Brezhniev);
d)il contingentamento dell’ economia europea in modo che non possa mai superare quella americana (Trotzkij).
Oggi però, come affermano i Movimenti Europei, “L’intero pianeta è interessato da processi che, in maniera sempre più interdipendente e con velocità crescente, ne mettono in discussione l’assetto geopolitico…”,vale a dire proprio questo assetto politico americanocentrico.
Di conseguenza, all’Europa si presenta ancora una volta un’occasione per tentare di perseguire quei quattro obiettivi condivisi, sfuggendo momentaneamente al controllo delle grandi potenze, rovesciando le classi dirigenti conniventi, unificando il Continente e permettendo finalmente il libero sviluppo della sua economia, cultura, finanza, innovazione sociale, digitale, aerospaziale e difesa…, oggi subordinati al Big Business d’Oltreoceano.
Ma, il documento prosegue, “Questi processi interdipendenti, se non governati da autorità sopranazionali, provocheranno devastazioni degli assetti istituzionali anche nelle democrazie più progredite del pianeta:…i problemi messi in luce nel saggio di Ida Magli (‘il depauperamento dei popoli, privati di tutto quello che ne costituisce il valore: la patria, la lingua, i confini, l’identità, il futuro, la responsabilità individuale’) sono stati esaltati dalle nuove sfide di fronte alle quali si sono trovate le nostre società”.
Anche se Ida Magli (un’ ottima antropologa conservatrice citata nell’Editoriale) aveva sbagliato, come chiarito nell’ Editoriale stesso, le sue profezie apocalittiche, la sostanza delle cose resta egualmente negativa: “Amplificata dalla rivoluzione tecnologica e digitale, la globalizzazione ha sconvolto in questi anni gli equilibri più di quanto si immaginasse, causando una rapida redistribuzione internazionale del lavoro, delle ricchezze e degli investimenti…. l’Unione europea è apparsa incapace di agire, vittima del suo gradualismo, delle risibili risorse finanziarie (tutto il contrario della ‘enorme massa di denaro che passa attraverso Bruxelles’) del bilancio UE gestito da una euro-burocrazia che costa ad ogni cittadino europeo 1.40 Euro al mese e di un forte potere dei governi nazionali in settori chiave per la gestione di problemi a carattere nazionale.”
Si impone ora di ripartire con un progetto diverso, non più gradualistico perché le scadenze ci sono dettate ormai dai nostri interlocutori extraeuropei: Metaverso (che ricatta la UE fin da subito), Made in China 2025(in corso), Endless Frontier Act (in via di approvazione in America).
1.Una colpevole, pluridecennale, negligenza
L’ Editoriale parte affermando che “La velocità delle trasformazioni negli ultimi venticinque anni (google è nato proprio nel 1997 mentre l’uso pubblico del World Wide Web fu deciso dal CERN il 30 aprile 1993)”” avrebbe reso difficile qualunque previsione”, ma, poi, precisa che tali previsioni in Europa non si fecero perché la cultura mainstream era male ispirata :” da pregiudizio o dal ‘compito delle scienziato (di) fare diagnosi e prevedere il decorso degli avvenimenti col minimo scarto possibile’”.
Questi cecità, miopia e mutismo sono spiegabili sia con i traumi da cambiamento di regime, con la subordinazione ai blocchi, con la distruzione della borghesia intellettuale, con l’obsolescenza delle ideologie otto-novecentesche e con la difesa a oltranza di posizioni acquisite nell’editoria, nell’ Università, nei media.
In realtà, questo futuro tecnologico, pluricentrico e conflittuale era già stato studiato ad abundantiam fra il 1946 e il 1953 dalle Conferenze Macy, e illustrato fin da allora dalle opere di Horkheimer e Adorno (1947), di Asimov (1949) e di Anders (1956).
Altiero Spinelli e Eric Przywara avevano contestato fin dall’ inizio l’impostazione funzionalistica ed economicistica delle Comunità Europee. La necessità che l’Europa investisse in nuove tecnologie era stata enunziata da Servan-Schreiber fino dal 1968; la questione ucraina era già presente nella petizione a Cernienko di Dziuba, Antonov e altri, del 1969, e, poi, in un pamphlet di Sol’zhenitsin del 1989; il crollo dell’ Unione Sovietica era stato profetizzato da Amal’rik fino dal 1970. La crisi ecologica era stata denunziata nel 1972 dal Club di Roma; mentre e Manuel de Landa aveva scritto nel 1991 sulla guerra nell’ era delle macchine intelligenti, e, nel 1999, Qiao Liang e Wang Xiangsui, della “guerra senza limiti”.Gorbachev aveva parlato nel 1988 di una “Casa Comune Europea”, e Putin nel 2001 aveva proposto al parlamento tedesco di continuare e completare l’opera di Kohl. Ora, invece, data la sordità degli Europei, ha finito per riallacciarsi a Bismark.
Infine, nel 2003, i guru dell’ informatica avevano teorizzato la guida di Google sull’ America e, nel 2003, la Singularity e sul mondo, e, Assange(2006), Snowden(2013) e Schrems (2015) hanno illustrato a tutto il mondo quanto i GAFAM condizionino biologia, cultura, politica ed economia. Ancor oggi, Zuckerberg si permette di minacciare l’Unione Europea se finalmente desse attuazione alle due sentenze Schrems della Corte di Giustizia. Dice che Facebook lascerà l’ Europa: benissimo! Finalmente nasceranno i social europei. E’ così che sono nati i BATX, e la Cina à divenuta leader mondiale dell’ ICT.
Tuttavia, una classe dirigente culturalmente fossilizzata, “bibéronnée dans les campus américains”(Le Monde Diplomatique), settaria e opportunista, non aveva dato fino ad oggi alcun riscontro a questi chiari avvertimenti. Come scrive l’ Editoriale,”L’illusione degli Stati europei che ritengono di attraversare , immuni, gli sconvolgimenti planetari ai quali assistiamo rinchiudendosi nell’ ottocentesca dimensione nazionalista sarà spazzata via, non solo dai flussi migratori africani e asiatici, ma anche dal progredire degli stati continentali”.
Ecco un altro tabù finalmente superato: gli Stati-civiltà. Gli “stati Nazionali” sono un’invenzione ottocentesca, che non va confusa né con le “nazioni ancestrali”(Eisenstadt), di carattere culturale, esistenti da tempo immemorabile (Israele, Grecia, Italia, Gallia/Francia, Germania), né con gli Stati Continentali (USA, Cina, India), che esercitano oggi, ed eserciteranno sempre più (grazie alla tecnologia), quella funzione egemone che nel secolo scorso avevano avuto gli Stati nazionali.
Questo deve aiutarci a riconsiderare il federalismo europeo nella storia e nella cultura politica.
Il federalismo europeo “realmente esistito” non è mai stato federalismo fra “Stati Nazionali”. Storicamente e concettualmente, esso si riallaccia al tribalismo dell’ Europa preistorica, alle poleis, agl’Imperi medievali e moderni, al feudalesimo, alle teorie di Grotius, Althusius, Pufendorf, Vergnaud, Proudhon, Cattaneo, gli Alt-konservative, le Milletler, l’Ausgleich, l’Austro-marxismo, la teoria sovietica e jugoslava delle nazionalità, Alexandre Marc, Jovan Djordjevic, Guy Héraud…Anche se in modo meno percettibile, anche l’ Europa ha avuto il suo “Tian Ming” (la Translatio e Renovatio Imperii), il che le permette di divenire anch’essa un nuovo tipo di Stato Continentale. Non più una “loose confederation” di Stati nazionali (non “sovrani” perché soggetti agli USA), bensì una “Multi-Level Governance” (Bruno Frey, Walter Eucken Institut), fra NATO, OSCE, Unione Europea, Unione Eurasiatica, Regno Unito, Macroregioni Europee, Nazioni Europee, Euroregioni, Regioni, Città, dove la lealtà fondamentale dei cittadini, e i poteri d’imperio (cultura, tecnologia, esercito), devono spettare all’ Europa (importa poco se la chiamiamo “Res Publica”, “Imperium”, “Congregatio”, “Unione”, “Confederazione”, “Federazione”)
2.L'”Operazione Verità”
Oggi, tutti i pregiudizi e i tabù di questi decenni (dalle “magnifiche sorti e progressive” all’ignoranza sulle nuove tecnologie, dal filosovietismo storico della sinistra all’indifferenza per la perestrojka e per la nuova Russia, fino alla retorica del “Superstato”), sono stati oramai smascherati dai fatti stessi, e la sfiducia nella classe politica ha raggiunto l’apice con le diatribe che hanno circondato l’elezione del Presidente della Repubblica italiana, e con il procedere in ordine sparso degli Europei in quella crisi ucraina che riguarda proprio l’Europa (e nessun altro).
Il momento culminante di questo discredito è stato costituito infatti dalla smentita,ieri, da parte dello speaker presidenziale russo Peskov, delle dichiarazioni trionfalistiche di Macron: “Considerata la situazione attuale, Mosca e Parigi non possono aver definito alcun accordo – ha affermato – È semplicemente impossibile. La Francia è sia un Paese Ue, con la Presidenza di turno, che della Nato, alleanza di cui però non detiene la leadership che è di un altro Paese. Quindi di quale accordo stiamo parlando?”
L’Europa non è sovrana né nei confronti dell’ America, né nei confronti degli Stati membri: non ha gli strumenti, né nell’ ordinamento interno, né in quello internazionale, per decidere alcunché. Ce lo dice la Russia (Russkaja Federacija), che questi strumenti li ha, in quanto unica vera federazione plurinazionale esistente in Europa (22 Repubbliche Autonome). Più chiaro di cosi?!
D’altronde, i primi lavori per creare le Istituzioni europee erano stati condotti…(ad Harvard!), dal Gruppo di studi sul federalismo guidato da Robert R. Bowie, docente alla Law School, e Carl J. Friedrich, docente alla Harvard University, che lavorava in stretta collaborazione con il Comitato di studi per la Costituzione europea creato su iniziativa di Paul-Henri Spaak. Di qui un certo anacronismo del dibattito in Europa, basato sull’America del 18° Secolo (Hamilton), ben diversa dall’ Europa del 20° (e ancor più del 21°). Quegli studi erano stati raccolti nel volume Studi sul federalismo, che, come affermò Spaak, «rappresentano il contributo degli amici americani sulla fondamentale opera giuridica che si spera di realizzare. l’American Committee per l’Europa Unita, sotto la guida autorevole e devota di William J. Donovan, dopo aver ottenuto il generoso aiuto della Fondazione Ford ed esser stato informato del lavoro che si stava compiendo in Europa, organizzò […] un importantissimo centro di ricerche […].».
Quindi, “Oportet ut scandala eveniant”. Finalmente, il Movimento Europeo sembra fare ammenda di un troppo lungo periodo di sudditanza culturale e politica verso l’”establishment”, riaggiustando il tiro quanto al significato storico dell’integrazione europea ”nella prospettiva di rinsaldare la secessione secolare con l’ Oriente e il Mediterraneo”: quindi, sì all’ Euroislam, alla Via della Seta, alla Casa Comune Europea?!
Come afferma brillantemente l’editoriale, un’”Operazione verità”, che spezzi le rigidità culturali del 20° secolo, riscoprendo la vera storia dell’ Identità Europea, dalle grandi correnti fondatrici preistoriche (Gimbutas, Anthony), alle teorie politiche classiche (Ippocrate, Erodoto, Socrate, Platone, Aristotele, Dante, Machiavelli), al Barbaricum (Modzelewski), ai progetti medievali e premoderni di federazione europea (Dubois, Podiebrad, Sully, Saint-Pierre, Kant, Voltaire), agli autori alieni al “mainstream” occidentale (de Las Casas, Kierkegaaard, Baudelaire, Nietzsche, Huxley, Eliot, Pound, Eliade), fino a Paneuropa, Galimberti, Weil, e allo studio della reale meccanica con cui è nata l’integrazione postbellica (l’American Committee for the United Europe,ACUE; la Dichiarazione Schuman scritta in realtà da Monnet; il ruolo di Mitrany, di Acheson….…). D’altra parte, anche il Partito Indiano del Congresso era stato fondato dagl’ Inglesi.
Il Movimento Europeo, che, al di là della storia, nutre la sacrosanta pretesa d’ incarnare la volontà di unità degli Europei, vorrebbe ora forse finalmente assumere quel ruolo propulsivo che da sempre gli sarebbe spettato: ”un vasto movimento di opinione ben al di là dell’ associazionismo europeista, una alleanza di innovatori che nasca dal mondo dell’economia e del lavoro, della cultura e della ricerca, delle organizzazioni giovanili e del volontariato coinvolgendo tutti coloro che vivono l’utilità dell’ integrazione europea e pagano le conseguenze dei costi della non-europa in vista di una fase costituente che dovrà evitare il rischio di una ‘grigia conclusione’ della Conferenza sul futuro dell’ Europa e aprire la strada ad una Comunità federale.”.
Tutto ciò è riassunto nell’Editoriale. Ci permettiamo qui d’interpretare i suoi propositi in senso estensivo. Quindi:
-collegarsi con gl’intellettuali europeisti per fondare una Weltanschauung alternativa alla tecnocrazia americana imperante (l’”operazione verità”);
-dibattere “con chi ci sta” strategie atte ad accelerare l’unità dell’Europa entro i tempi strettissimi imposti dalla transizione digitale e dall’evoluzione istituzionale in USA e in Cina (in contemporanea con l’iter parlamentare dell’Endless Frontier Act americano, l’analisi dei pericoli della “Singularity”; prima dell’ estate, una valutazione complessiva di ciò che sta veramente accadendo in Europa; entro il 2022 , un piano per la prosecuzione della Conferenza; entro il 2023, un progetto di revisione dei Trattati; prima delle Elezioni Europee, la ridiscussione degli assetti di sicurezza del Continente ; entro il 2035,termine per l’attuazione dell’Endless Frontier Act, il dialogo con gli altri Stati continentali sul futuro delle tecnologie; entro il 2049, centenario della RPC, la costruzione di una federazione mondiale tecno-umanistica e pluralistica, secondo quanto ipotizzato per esempio da Coudenhove Kalergi);
-parlare direttamente ai cittadini per pretendere, anche dalle piazze, l’avvio di una siffatta azione europea proattiva da parte di Istituzioni, Stati e partiti, in alternativa alla “grigia conclusione” della Conferenza, di cui ha parlato Mattarella, e che, a cinque mesi dalla scadenza, è già sotto gli occhi di tutti.
Come giustamente affermato dall’Editoriale, il compito immediato è quello di creare “un vasto movimento di opinione ben al di là dell’ associazionismo europeista, una alleanza di innovatori”.
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