UN RUOLO PER L’EUROPA DEL DOPO PANDEMIA:LETTERA APERTA A SERGIO FABBRINI

Il nome Chang’an, la capitale cinese di Qin Shi HuangDi e dell’ Esercito di Terracotta, significa “Pace Perpetua”

Tutta la nostra attività, per gli ultimi 14 anni, ha ruotato intorno al ruolo dell’Europa nel III millennio (“Il ruolo del’ Europa nel mondo”; “DA QIN”; “L’Europa sulle Vie della Seta”). Per questo motivo, non possiamo, ovviamente, lasciare senza commento un articolo, come quello di Sergio Fabbrini su “Il Sole 24 Ore” del 14/6/2020, dedicato all’ attualizzazione di questo fondamentale tema.

1.Ambiguità della “Pace Perpetua”

Il ruolo dell’ Europa nel mondo era stato definito, dai Padri Fondatori (Spinelli, Schuman)  in modo adeguato, ma equivoco,  a causa della divisione dell’Europa fra due grandi blocchi,  citando l’ideale millenario e universale della Pace Perpetua (Chang’An, Pax Aeterna, Dar al-Islam, Ewiger Landfrid, Paix Perpetuelle), da un lato quale implicita protesta contro la violenza delle Grandi Potenze vincitrici e della loro divisione dell’ Europa (Horkheimer e Adorno), e, dall’ altra, quale sommessa rivendicazione, per l’ Europa, di un ruolo mondiale, alternativo a quello delle stesse (Spinelli), e, infine, di giustificazione e riabilitazione della Germania (Juenger). Da un lato, l’Europa, appropriandosi di quell’ancestrale slogan monarchico, lasciato cadere dai nuovi imperi laici e democratici, e riappropriato solo dalla filosofia (Kant, Jaspers), tentava di porsi in concorrenza con le Grandi potenze almeno sul terreno etico (l’unico ancora concesso all’ Europa), e, dall’ altro, di aprirsi nuovi campi di manovra in politica internazionale (dalla Ostpolitik alla geopolitica vaticana).

Tutto ciò s’inseriva nel cosiddetto “multilateralismo”, un eufemismo per designare una benigna accondiscendenza degli Stati Uniti a concedere a tutti i suoi partners e soggetti una quasi-parità formale.

A causa del carattere imperfetto di quell’asserita parità, già per poter sostenere quella rivendicazione della Pace Perpetua, con il suo carattere controfattuale, l’intelligencija europea era stata costretta a crearsi un intero universo culturale artificiale, che negava allo stesso tempo, per rendere credibile un nostro preteso pacifismo, il carattere profondamente conflittuale dell’identità europea (che contraddice una pretesa vocazione dell’Europa per la pace) e il nesso inscindibile fra Pace Perpetua e imperialismo, espresso  già dagli epitafi degli Achemenidi, da Orazio, da  Tacito, per arrivare fino a Hitler –“das Tausendjaehrige Reich”-(il che rendeva semmai più credibili, come vessilliferi della pace perpetua, più che l’Europa, i due imperi extraeuropei).

2. Il dileguarsi di un mito

Quest’ inevitabile mistificazione della storia europea risultava evidente fin dall’ inizio a chi avesse un minimo di onestà intellettuale (basti pensare a De Gaulle), ma è divenuta più che mai riconoscibile in questo terzo millennio, da un lato attraverso l’” imperialismo democratico” di Clinton, della Albright, dei Bush, di Blair e di Obama, e, dall’ altra, con l’intensificarsi delle guerre occidentali (Jugoslavia, URSS, Medio Oriente), e dei più recenti  preparativi di guerra mondiale (denunzia dei trattati nucleari, militarizzazione dello spazio). Lo stesso Fukuyama ha dovuto constatare che la “Fine della Storia” da lui profetizzata come conclusione dello Scontro di Civiltà previsto da Huntington non si è poi realizzata. Certo, all’ Europa è ancora possibile esibire  un altro mito, quello della sua pretesa sua dalle avventure e disavventure americane, ma si tratta di un mito oramai consunto, dal massiccio sostegno dell’ Europa al dispiegamento bellico internazionale dell’ America, dalle guerre interne all’ Europa stessa e dalle infinite “guerre umanitarie” a cui abbiamo partecipato in giro per il mondo.

In realtà, dai tempi più antichi tutti gl’imperi giustificano le loro guerre di conquista con la necessità di por fine alle guerre. Più passano i secoli, meno questo progetto risulta credibile. E’ proprio dal carattere ingannatore di siffatte promesse ch’è nata la figura dell’ Anticriso.

Con la rinascita della Russia e della Cina e la presidenza Trump, la realizzabilità, entro tempi misurabili, di un mondo realmente pacifico (perché definitivamente assoggettato all’ Occidente), è divenuta ancor meno credibile, sì che l’Europa ha dovuto prendere atto che la pace perpetua, proposta da 80 anni, a partire da Juenger, Spinelli e Schuman, quale ragion d’essere dell’ integrazione europea, è anch’essa irraggiungibile, almeno con lo strumento fino ad allora utilizzato -la cooperazione  utilitaristica fra Stati Nazionali su base funzionalistica-. Intanto, perché l’Europa è divenuta nel frattempo  (anche grazie a quelle politiche) assolutamente irrilevante su tutte le grandi questioni mondiali (scelta del modello socio-economico; rapporto con la tecnica; diritto internazionale; guerra e pace); in secondo luogo, perché l’ America, anziché continuare ad ammantare le sue prevaricazioni con ipocrite giustificazioni teologiche, etiche e giuridiche (che legittimavano parzialmente anche le “Retoriche dell’ Idea di Europa”),  coltiva oramai in maniera sfacciata la propria smisurata volontà di potenza (eliminare ogni concorrente;  mantenere un monopolio universale; conquistare militarmente il mondo intero; controllare tutta l’umanità attraverso l’informatica). Questo cambio di registro è dovuto non solo alla natura arrogante di Trump, bensì anche e soprattutto al fatto che la retorica umanitaria non era servita in tanti anni a ingannare, né alleati, né avversari, sicché era divenuta, per l’America, soltanto un impaccio nella difesa dei propri privilegi contro l’ascesa delle molte potenze cosiddette “sfidanti”.

A mio avviso, contrariamente a quanto ritiene Fabbrini, l’America non aveva mai veramente garantito, né la sicurezza, né il benessere dell’Europa, innanzitutto perché, come hanno dimostrato studi storici di tutte le correnti, Stalin, da politico realista qual era, temendo soprattutto l’”overstretching”, lungi dal voler spostare la Cortina di Ferro,  faceva di tutto perconvincere Churchill e Togliatti, Tito e Tarle, Dimitrov e Vargas, Nenni e Tito, a rispettare l’equilibrio di Yalta, e,  in secondo luogo, come hanno spiegato Milward e Eichengreen, le “Trente Glorieuses” furono dovute essenzialmente, non già all’ERP o al Piano Marshall, bensì alla conversione al civile dell’ingente parco industriale europeo nato con le due guerre mondiali.

Oggi, poi, quando non c’è più lo spettro di un movimento omogeneo come quello comunista, desideroso di cambiare il mondo sul modello sovietico, non si può più in alcun modo sostenere che il preteso (ma anch’esso indimostrabile) “ombrello americano” serva contro una qualche concreta minaccia. Anche perchè, quando la Russia ha voluto o dovuto intervenire fuori dei suoi confini (ma ben lungi da quelli della UE), lo ha fatto senz’alcuna reazione da parte degli USA o della NATO. E certo la Cina non ha nessuna intenzione (ma neppure la possibilità, data la distanza) di minacciare militarmente l’Europa Occidentale. Semmai, è l’Unione Europea che, sulla scia degli Stati Uniti, minaccia, e spesso addirittura organizza, un “régime change” o perfino un’invasione della Russia o delle sue province ed alleati (Daghestan, Inguscezia,Transnistria, Abkhasia, Ossetia, “Euromaidan”).

Dal punto di vista economico, il trasferimento forzato in America, dopo la IIa Guerra Mondiale, di missilistica, nucleare, motoristica avio e informatica tedeschi, polacchi, ungheresi e perfino italiani, oltre  alla connivenza con gli abusi delle multinazionali e ai vincoli al commercio con quasi tutti gli Stati del mondo (quello che Trockij aveva chiamato “contingentamento del capitalismo europeo”) sono la causa prima, evidente ma da tutti sottaciuta, della continua decadenza dell’ economia europea rispetto al resto del mondo.

Dunque, non resta alla fine altro argomento, contro il progetto di una maggiore autonomia dall’America stessa, che il timore delle sue eventuali reazioni, nonché quello che, senza il poliziotto americano, possano emergere in Europa nuove forze politiche che eventualmente scalzino, nel consenso popolare, quelle oggi al potere.

Anche per questo, di fronte all’ arroganza e alla rozzezza di Trump, un’eventuale insistenza dell’Unione Europea a voler trattare questioni internazionali di interesse esclusivo dell’Occidente da un preteso punto di vista del bene di tutta l’Umanità (come si continua a fare in certi documenti programmatici) sarebbe non soltanto non più credibile, ma, addirittura, data la nostra precaria situazione, la prova provata di essere delle semplici marionette dell’America.

Di qui, la generalizzata recente presa di distanza dall’America di tutta una classe dirigente ( vedi in particolare Macron e Borrell) fino ad oggi succube, anche verbalmente, dei diktat americani, la  quale ostenta ora, per giustificare un’ inedita sostanziale equidistanza fra USA e Cina,  una pretesa sorpresa e delusione per gli attuali atteggiamenti di Trump, che, invece, sono  sostanzialmentevla continuazione di quelli dei presidenti precedenti, ma solo  non sono più coperti da un velo d’ipocrisia.

3.Una geopolitica più realistica

Per altro, quella presa di distanza, dall’ America di Trump, di alcuni politici europei, è ancora reticente -rivolta, com’è, più alle conseguenze che alle cause prime-.  Ad esempio, è incredibile che la recentissima  idea di Trump di spostare 9500 militari dalla Germania sia stata accolta da Angela Merkel con sdegno. Non si era mai visto un Paese occupato che si offenda perché l’occupante vuole rimpatriare una parte (per altro modestissima) delle sue truppe.

Come afferma giustamente Fabbrini, gli USA “continuano ad essere l’unica potenza globale esistente”, nel senso ch’essi ancora stanno imponendo in tutto il mondo i loro temi di discussione (l’agenda del discorso politico), controllano tutti gli abitanti del globo con l’informatica e avvolgono il mondo intero con una rete di spie, d’ investimenti, di basi militari, di consulenti, di satelliti artificiali, di sistemi d’arma. La novità, osserva Fabbrini, “piuttosto che il declino degli USA, è stata l’ascesa di altre grandi potenze (Cina, in particolare) che ha condotto alla ridefinizione dei rapporti di potere internazionali.”(cfr. i nostri studi “Da Qin” e “L’Europa sulle Vie della Seta”).In soldoni, anziché detenere, come nel 2000, il 100% del potere mondiale, oggi, dopo la Cecenia,  le Torri Gemelle, Tskhinval, la Via della Seta, l’Ucraina, le sconfitte medio-orientali e il Coronavirus, gli Stati Uniti ne controllano  ancora circa la metà, essendo il resto ripartito fra Cina, Chiesa Cattolica, Russia, Israele, India e Unione Europea. Non è per altro vero che “nessuno di costoro voglia collaborare con gli altri”, perché sono sempre e solo gli Stati Uniti a negare la loro collaborazione, rifiutandosi sostanzialmente di riconoscere l’ Unione Europea, spostando truppe e i missili a pochi chilometri da San Pietroburgo, denunziando i trattati nucleari, “scardinando le filiere produttive” delle proprie stesse imprese pur di danneggiare la Russia, la Cina, l’Iran, ma anche l’ Europa, boicottando le organizzazioni internazionali…Invece, tutti gli altri soggetti internazionali non fanno altro che profferire, fra di loro e con l’ America, sempre nuove offerte di collaborazione. E’ chiaro ch’esse finiranno per continuare a collaborare fra di loro senza gli Stati Uniti, come per l’Iran, la Via della Seta, il WTO, l’OMS, il Tribunale Penale Internazionale…Sarà l’America a rimanere isolata.

4.La PESC e la “Guerra nell’era delle macchine intelligenti”

Secondo Fabbrini, la reazione europea all’attuale atteggiamento dell’America dev’essere quello di potenziare la Politica Estera e di Difesa Comune, facendo, così, delle provocazioni trumpiane, un’ottima opportunità da cogliere per l’Europa.

Cosa su cui concordo pienamente, con una sola, ma fondamentale, precisazione:  nel III millennio, la sola politica estera e di difesa che conti è quella tecnologica (comprensiva della biopolitica, la cyber-intelligence, la cyberguerra, lo Hair Trigger Alert, gli Hacker patriottici, i trolls, le fake news, la battaglia di narrative, la prevenzione delle pandemie, lo European Medical Command, la borsa e la valute elettroniche, la Web Tax). Le nuove tecnologie condizionano infatti la sopravvivenza stessa dell’Umanità, e, quindi, la guerra nucleare, la politica nazionale e internazionale, la biologia, lo sviluppo economico, la politica familiare e demografica, i diritti civili, la costituzione, il lavoro, la partecipazione…

Senza un ecosistema digitale autonomo non si può fare una politica internazionale degna di questo nome, perché si è soggetti allo spionaggio altrui; non si può avere un’industria all’altezza dei concorrenti, perché non si può proteggere, né la propria proprietà intellettuale, né i propri interessi in giudizio; non si possono difendere i diritti dei nostri cittadini, perché gli strumenti fisici di questa difesa (big data, cavi intercontinentali) sono in mano a potenze straniere; non si può fare nessuna politica economica, perché gli utili e il gettito fiscale sono dirottati dalle OTTs fuori dell’Europa. Meno che mai si può fare una politica di difesa, quando “la minaccia alla pace” maggiore proviene proprio dai nostri Alleati, che hanno fomentato guerre con la Russia, con la Cina, con l’ Afghanistan.., spingono verso la corsa agli armamenti, boicottano le nostre economie, penalizzano le nostre aziende e ci sottraggono il nostro “know how”.

Rimandiamo a questo proposito al nostro volume ”European Technology Agency”, da noi inviato a tutte le Istituzioni europee, e in particolare alle proposte ivi contenute di unificare tutte le politiche tecnologiche europee sotto un’unica autorevole guida.

Infine, la “guerra senza limiti” oggi in corso implica anche che non si possa condurre una politica estera e di difesa comune, né tanto meno una politica tecnologica europea, senza partire dalla cultura, in tutti i suoi aspetti. Infatti, come diceva Heidegger, “la tecnica non è qualcosa di tecnico”, sicché presuppone una qualità umana e culturale superiore, una pedagogia adeguata, scelte politiche adeguate e una formazione continua dei cittadini, e, a sua volta, costituisce la forma più potente di difesa dell’indipendenza nazionale (basti pensare a Israele, a Solidarnosc e alla difesa dell’Arabo Classico e dei caratteri cinesi).

Come funziona la NSA

5.Un reale dibattito sulla Politica Estera e di Difesa Comune

Come conseguenza, tutte le iniziative citate, non solo da Fabbrini, ma anche da Macron e dai documenti dell’Unione, per una maggiore autonomia dell’Europa, sono sicuramente utili e necessarie, ma non hanno alcun senso se non collocate all’ interno di una strategia globale che parta dalla cultura e dalla tecnologia, dando da subito all’ Europa  gli strumenti fattuali per poter costruire in tempi rapidi questa difficile autonomia.

Il livello di consapevolezza attualmente esistente su questi temi nei mondi culturale, politico, amministrativo, accademico, industriale, militare, è assolutamente insufficiente, e va innanzitutto elevato.

Occorre quindi, nell’ambito dei movimenti europeisti e della Conferenza sul Futuro dell’Europa, un reale dibattito culturale sulla natura della tecnica, sulla Società delle Macchine Intelligenti,  sulla difesa dell’ Umano dal Postumano, sull’Economia della Sorveglianza, sulla Cyberguerra, sugl’insegnamenti concreti di Echelon, Wikileaks, Prism e delle cause Schrems, su una nuova pedagogia tecnico-umanistica, sull’upgrading tecnologico della società europea

Solo sulla base dell’esito di questo dibattito sarà possibile abbordare le questioni dell’interscambio fra le culture circa il rapporto con la tecnica; del rapporto informatica-industria-scuola-difesa; di una nuova forma di cyber-intelligenza e cybersecurity;  del controllo sui rapporti tecnologici extraeuropei; dell’ innalzamento del livello tecnologico dell’industria e degli eserciti  europei; del tipo di formazione, civile e militare, degli Europei; della reale situazione dei costi della difesa e del loro fallout tecnologico e commerciale; del rapporto con le altre parti del mondo.

E, di converso, solo in base all’ esito di queste attività progettuali sarà possibile una chiara definizione delle minacce alla “European Way of Life” di cui parla Ursula von der Leyen; gli obiettivi della Politica Estera e di Difesa Comune, al di fuori dei luoghi comuni, dell’abitudinarietà e delle influenze extraeuropee; la ridisegnazione dell’intero settore.

Concordo con Fabbrini anche sul fatto che “non si tratta di sottrarre sovranità militare agli Stati membri, ma di creare una sovranità militare  della Ue, limitata ma indipendente dai suoi Stati Membri”. Infatti, gli Stati Membri non hanno adeguato, né i loro eserciti, né le loro diplomazie, né i loro sistemi educativi, né le loro società, alla “Guerra senza Limiti”: non hanno sistemi d’ intelligence attivi in tutto il mondo, né computers e satelliti quantici, né missili ipersonici; non proteggono dal punto tecnico, giudiziario, militare e poliziesco i dati delle loro imprese e dei loro cittadini. Tutte queste cose potranno (e dovranno) essere svolte da un piccolo (ma efficientissimo) Esercito Europeo, che supplirà alle colossali lacune di tutti gli eserciti europei esistenti (e anche dei sistemi europei di soft power e di advocacy delle nostre imprese).

Senza voler anticipare gli esiti di questo dibattito, credo che dovrebbero essere presi in considerazione, come minimo, fin da subito, i punti seguenti:

-il pericolo costituito dal controllo, sull’equilibrio strategico, ma innanzitutto, nucleare, del complesso Informatico-Digitale (Hair Trigger Alert, Perimetr’, NSA, OTTs);

-il nesso inestricabile esistente fra III Guerra Mondiale e superamento dell’uomo da parte del “phylum macchinico” (De Landa), oramai determinante per le sorti della guerra tecnologica, e l’unico capace di sopravvivere, come anticipato dal Covid-19, a una guerra mondiale al contempo nucleare e chimico batteriologica (NCBR);

la spesa militare abnorme (soprattutto per un continente che si pretende  pacifico, e che invece spende per il militare -compresi i contributi in natura alla NATO)-, più di Russia e Cina messe insieme;

-l’urgenza di un’Accademia Tecnologica, di un’Accademia Militare europea e del rifacimento completo dei curricula scolastici, per inserirvi competenze tecnologico-umanistiche e di difesa civile, nonché il volontariato nel Servizio Europeo di Solidarietà, proposte nel nostro libro “European Technology Agency”;

-la creazione di un seppur modesto servizio di Cyber-intelligence e di Cyberguerra, indipendente dalla NATO;

il rovesciamento, invocato da Maximilian Schrems, dell’attuale atteggiamento delle Istituzioni, di tolleranza della totale disapplicazione del GDPR da parte delle OTTs;

-il chiarimento dei meccanismi decisionali NATO, da 70 anni completamente in mano agli stessi Stati Uniti, e che, anche solo per un motivo di equità, dovrebbero essere invertiti e resi trasparenti;

-un riesame critico dei cosiddetti “valori europei”, con una visione comparatistica della filosofia, dell’arte, della storia, capace di fondare un autentico dialogo paritario fra tutte le culture del mondo.

La guerra futura sarà una guerra di droni

6.I politici europei come gamberi

Non condivido la retorica sulla CED corrente negli ambienti europeistici. Le decine di divisioni eruropee ivi previste, senza marina, aviazione, e, tanto meno, arma atomica, sotto un comando NATO, sarebbero assomigliati più a degli ascari, alla Legione Straniera, o, addirittura, alle SS straniere, che non a un esercito veramente europeo.

Tuttavia, dopo la CED, ci sono stati tanti altri tentativi:  l’atomica europea, la Force de Frappe francese, la proposta francese di mettere questa al servizio dell’Europa, la richiesta polacca di farlo veramente, l’Agenzia Europea degli Armamenti, il corpo d’intervento rapido, la Cellula di Riflessione dell’ Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Difesa, lo European Defence Fund, la Military Mobility, lo European Medical Command, il Corpo Europeo di Solidarietà. Si sentono ripetere, da una quarantina di anni, sempre gli stessi slogan senza che mai si giunga ai fatti.

Fabbrini afferma giustamente “a tali dichiarazioni non sembrano seguire scelte conseguenti” e conclude: “La nostra sicurezza, economica e militare, oltre che dal sistema di valori che ci caratterizza, è nelle nostre mani”.Per questo, se, come scrive qualche riga prima, i politici procedono a ritroso come i gamberi, spetta ai cittadini mobilitarsi, affinché, in occasione della preparazione del quadro pluriennale 2021-2027, nonché della Conferenza sul Futuro d’ Europa, si affronti veramente un dibattito a tutto tondo e senza pregiudizi come quello sopra preconizzato.

Gli Stati Generali dell’Economia potrebbero costituire un modello, a condizione che il nuovo consesso fosse aperto a tutti coloro che hanno qualcosa da dire, e che i lavori  fossero pubblici. Invitiamo il Professor Fabbrini, il Movimento Europeo, e tutti gl’intellettuali che si occupano  di queste cose, a sollecitare le Istituzioni ad aprire un siffatto dibattito, secondo il meccanismo delle lettere aperte, da noi inaugurato con la proposta dell’Agenzia Tecnologica Europea (cfr. “Technologies for Europe”).

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