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Westlessness/Totaler Verriss: Commenti sulla Conferenza di Monaco sulla sicurezza

“Il Caos Generò Erebos e Notte” (Esiodo, Teogonia)

La Conferenza di Monaco di quest’anno è stata incentrata sul tema “WESTLESSNESS”, un orrido neologismo, che comunque ha dato modo a tutti di riflettere sullo slogan “Occidente”, dai molti e ambigui  significati. La locandina della conferenza la descrive così: “un sentimento, ampiamente diffuso, di sconcerto e inquietudine dinanzi alla crescente incertezza sul futuro e sulla determinatezza dell’Occidente”.

Il testo illustrativo dell’iniziativa prosegue con una serie di domande non chiare, proprio a causa di una chiara definizione di che cosa sia l’”Occidente”: “Il mondo è meno occidentale? Lo stesso ’Occidente sta diventando meno occidentale? Che significa il ritiro dell’ Occidente quale attore dell’ ordine politico? Quale poterebbe risultare una risposta occidentale alle rivalità fra le grandi potenze?”

 

Giustamente, poi, la relazione finale afferma che “non vi è un’idea comune di che cosa l’Occidente rappresenti”.

  1. L’”Occidente” nella storia

 

Secondo la locandina, nei decenni passati, la risposta era stata semplice: “l’adesione alla liberaldemocrazia e ai diritti umani, all’economia di mercato e alla cooperazione internazionale nelle istituzioni internazionali.” Cioè un mix casuale di principi politici tenuti insieme dall’egemonia americana, ma a loro volta mai chiaramente definiti.

 

Invece, prima degli ultimi tre decenni, la risposta era molto diversa e variegata. Nelle lingue afroasiatiche, “Erebu” (Occidente) era la terra tenebrosa a nord del Mediterraneo (l’Europa), dove si trovavano i barbari e le anime dei defunti. Quei barbari erano ciò che oggi chiameremmo “gli Ariani” (cioè il Popolo dei Kurgan), un popolo guerriero che stava conquistando tutta l’Europa, e che Ippocrate per primo aveva battezzato come “Europaioi”.

 

Per i Romani, l’Occidente era Roma contro l’Oriente ellenistico. La sua eredità fu raccolta dai “Franchi”,

che combatterono contro i Greci e gli Arabi, pretendendosi eredi dell’ Impero Romano. Questo spirito di crociata fu poi ripreso dai Puritani, che interpretarono la conquista dell’America come un giudizio di Dio, non solo contro i popoli pagani, ma anche contro i Papisti. Nel momento della decadenza dell’ Europa a causa della Ia Guerra Mondiale, mentre Spengler parlava di un “Tramonto dell’ Occidente”, ma pensando all’ Europa, la Columbia University (in collaborazione con l’ Esercito Americano), lanciava i “Western Studies”, per raccogliere, come aveva profetizzato Kipling, “il fardello dell’ uomo bianco”.

 

In realtà in Europa non erano affatto d’accordo su questa “translatio imperii”, come dimostrano opere come “Amerika” di Kafka, “Europa Vivente” di Malaparte, i “Cantos” di Pound, la “Dialettica dell’Illuminismo” di Horkheimer e Adorno e i racconti di Somerset Maugham. Ma anche altre parti del mondo rivendicavano già allora una propria centralità, come l’India attraverso la Società teosofica e lo Hind Swaraj di Gandhi e la Cina attraverso il Datongshu di Kangyouwei, e la conquistavano combattendo, per esempio con la Marcia del Sale o con la Lunga Marcia.

 

Oggi, l’ideologia “occidentalistica”  ha gettato la maschera, definendosi, con Huntington, “l’ Occidente contro gli altri”, e, con Schmidt e Cohen, come un progetto subordinato a quello degli OTTs.

 

  1. Dalla democrazia dei partiti all’omologazione puritana

 

Nel dopoguerra, l’”Occidente”, inteso come Alleanza Atlantica, poteva avere, almeno formalmente, il significato di “una società pluralistica”. A quell’ epoca, si presentavano, alle “tribune politiche”, una decina di partiti, che andavano dall’ anarchismo (Manifesto), al tradizionalismo (Ordine Nuovo), dallo stalinismo (PCI) al post-fascismo (MSI), dalla socialdemocrazia(PSI) alla monarchia (PDIUM), dal cristianesimo sociale (MCL), dalla democrazia cristiana(DC) al liberalismo (PLI). Anche in alcuni Paesi dell’Est , come la Germania Est, la Jugoslavia e la Polonia, c’erano partiti diversi da quello comunista, ma per legge, facevano parte di un “fronte popolare” , dove l’ “egemonia” gramsciana, sempre per legge, spettava al PC.

 

Oggi, ci viene imposta come “occidente” la fede dogmatica in una teocrazia puritana (quale quella paventata a suo tempo dall’ illuminista Boulanger), in cui sono diventati obbligatori valori angelistici, razionalistici e moralistici tipici di un  puritanesimo interpretato in senso materialistico (quelli contro cui si scagliava per esempio Kierkegaard), mentre invece sono banditi, come “politicamente scorretti”, i valori della differenza, dell’eccellenza, della libertà, della combattività, della tragedia.

 

Non per nulla Angela Merkel è stata una politica della DDR, figlia di un pastore protestante trasferitosi, da Amburgo,  nella Germania comunista, convertitasi alla CDU solo dopo la caduta del Muro, ma abituata all’unanimismo della “Blockpolitik” della DDR. Essa ha imposto come “ragion di Stato tedesca” l’identificazione del pensiero con un moralismo perbenista (erede della “campagna di de-nazificazione), al di fuori del quale vi è l’esclusione e il boicottaggio (vedi ancor oggi il caso del premio Nobel Peter Handke).

 

E’ ovvio che questa visione settaria della democrazia incontri molte critiche dagli eredi ideali dei dieci partiti, di sinistra e di destra, che non si sentono rappresentati dai “valori occidentali”, cioè puritani: si stava meglio quando si stava peggio.  Soprattutto dei veri eredi della DC.

 

Infatti, il bello è che coloro che vengono invece additati come nemici dell’Occidente, o dell’ Europa, lo sono perché sostengono le posizioni che, ai tempi della mia giovinezza, erano sostenuti dalla Democrazia Cristiana, vale a dire il partito cardine dell’ Occidentalismo e dell’ Europeismo: il carattere cristiano (anzi, cattolico) della nazione; la famiglia monogamica; l’indissolubilità del matrimonio; la limitazione delle migrazioni ai fabbisogni economici del Paese ospitante; la preferenza per i lavoratori e i produttori europei…Se, come sostengono i fautori dei “valori occidentali” questi sono talmente universali ch’essi valgono in ogni tempo e in ogni luogo, allora ci dicano chi sbagliava, proprio su questi valori: Adenauer o la Merkel?

 

Il vero rappresentante del PPE, quale partito cristiano, è forse proprio Orbàn, mentre invece la Merkel è, come molti dicono, una “democristiana per caso”.

 

Ragionamenti analoghi valgono anche per l’altro “partito popolare”, quello socialista, anch’esso scosso, non per nulla, da una parallela crisi. Tant’è vero che ora si va verso una “rivolta del centro”

  1. L’illibertà dell’Occidente

 

Un’illustrazione puntuale di questa situazione è data, su “Le Monde”, dall’articolo dello scrittore americano Seth Greenland, “Aujourd’hui l’art aux Etats Unis doit servir un but moral ou didactique”:”Certo, c’è un pugno di produttori che apprezzano la complessità, ma voi, tuttavia, probabilmente, fareste come tutti, mettendo da parte la complessità, e scrivendo invece qualcosa che conforta i punti di vista di chi firmerà poi l’assegno.” Del resto, è ciò che dell’Occidente scriveva Sol’zhenitsin  già negli anni ’70. O, come dice oggi Anna Tokarczuk, mentre, una volta, era politica solo la partecipazione alla vita dei partiti, oggi, non solo l’opera, ma addirittura la vita, degli autori, è politica.

 

Oggi, buona parte dei grandi capolavori dell’ antichità non potrebbero essere, né rappresentati, né messi in scena. Non solo quelli che avevano avuto difficoltà fin dall’ inizio, come per esempio Justine, Les Fleurs du Mal, Praktischer Idealismus o Bagatelles pour un massacre, ma anche opere esaltate da tutti, come:

a)Omero, perché elogia  la guerra, l’orgoglio dinastico, il genocidio, la dialettica servo-padrone, la repressione dei sudditi, il potere maritale,il machismo..

b)Ippocrate, perché vieta aborto ed eutanasia ed  esalta la guerra e lo schiavismo;

  1. c) Erodoto, perchè critica la democrazia ed esalta il militarismo spartano;

d)l’Antigone perché le “leggi non scritte” sono quelle tradizionali e aristocratiche;

e)la poesia cortese perché esalta l’anarchia feudale e lo “ius primae noctis”;

f)il Principe, perché esalta l’omicidio politico;

g)il Mercante di Venezia” perché antisemita,

g)”Al di là del Bene e del Male” di Nietzsche, già solo per il nome;

h)”Le Vergini delle Rocce” e “La vita inimitabile” di D’annunzio per il suo aristocraticismo e immoralismo.

 

D’ altronde, oggi nelle università americane viene addirittura cancellato dai curricula il Livio Andronico, un’opera giovanile e provocatoria di Shakespeare che è piena d’inaudita violenza.

 

Tutte queste contraddizioni dimostrano che l’Occidentalismo è, come il 99,9% dell’attuale discorso culturale e politico, solo una fraudolenta “arma di distrazione di massa”, per non lasciarci pensare ai problemi reali: la fine dell’Umanità; la subordinazione dell’Europa all’ America; la riduzione continua della nostra ricchezza, la fine della libertà. Perchè mai avrebbe senso un colossale apparato di morte come il Complesso Informatico-Digitale della NATO, per difendere una realtà tanto discutibile?

3.Il suprematismo bianco

 

Siccome la Conferenza si situa nel bel mezzo del dibattito, attualizzato da Macron, sulla sovranità europea, il vero oggetto del contendere è quale sia la “lealtà prevalente” su cui basare la strategia geopolitica dell’ Europa.

 

Orbene, personalmente credo tanto fortemente nel “Principio di sussidiarietà”, che non credo che vi debba essere una “lealtà prevalente”, perché tutte hanno funzioni proprie ed autonome: quelle verso l’Umanità, l’Europa, le sue Nazioni, le regioni, le città, le famiglie. Coloro i quali hanno redatto la locandina pensavano che quella verso la NATO fosse la lealtà prevalente, tant’è vero che si agitano molto per scongiurarne un’interpretazione basata su razza, religione cristiana e storia, mentre invece, quella “giusta” sarebbe fondata sulla religione puritana del progresso e del moralismo (che, secondo gli autori, sarebbe la sua “vera natura”).

 

Non nego che questa seconda interpretazione sia esistita ed esista in ampi ambienti, non solo “Occidentali” (perché ha seguaci in varie parti del mondo). Tuttavia, a me non pare che possa dare dei risultati positivi oggi perché è troppo generalizzata. Basti dire che anche Africani e Asiatici fanno di tutto per schiarirsi la pelle e per rimodellare un Islam, un Induismo e un Confucianesimo che assomiglino al Cristianesimo. Ma questa tendenza  fa perdere a ogni civiltà il suo contributo specifico al dibattito sul futuro del mondo.

 

Personalmente credo, sulla scia di Nietzsche, Coudenhove Kalergi, Simone Weil e Giovanni Paolo II, che, almeno per noi, l’Europa sia l’ambito all’ interno del quale meglio si possa organizzare la battaglia per l’avvenire del mondo, e questo non ha nulla a che fare con la razza. Ha molto a che fare con la storia, e lo avrebbe anche con la religione, se le Chiese non stessero divenendo anch’esse succubi delle loro omologhe degli altri Continenti, e si concentrassero di più sui punti di vista degli Europei.

4.Un finto universalismo

 

Nell’ultimo decennio, il punto di forza dell’”Occidentalismo” è divenuta la politica di “accoglienza” indiscriminata dei migranti, anche questa in forte contrasto con le politiche tradizionali europee, che legavano l’immigrazione a esigenze economiche e ai rapporti con gli Stati. Tipici esempi, gli accordi di Evian e di Lomé, che hanno garantito da 70 anni il privilegio dell’ immigrazione  ai cittadini di determinati Paesi amici. Cosa che nessuno sa: la prassi di Polacchi e Ungheresi (anche se non dichiarata), è la semplice continuazione di quella politica,visto che i due Paesi hanno accolto, negli ultimi anni, un numero di immigrati superiore a quelli dei Paesi occidentali, ma riservandosi di scegliere quelli provenienti da Paesi amici, in questo caso, dall’ Ucraina.

 

Invece, l’”Occidentalismo” pretenderebbe che il concetto stesso di “frontiera” non esistesse più, lasciando così arbitre le Grandi Potenze, i guerriglieri e gli scafisti su chi lasciar passare e chi no. Mentre invece, alla frontiera delle Grandi Potenze (per esempio sul Rio Grande), i “loro” immigrati vengono selezionati dalla politica locale in modo rigorosissimo, per accogliere solo quelli funzionali alle loro politiche e alla loro economia.

 

Secondo i teorici del globalismo, essi sarebbero i veri universalisti, perchè “sono i guardiani di tutti, non solo del proprio popolo”. A parte il fatto che quest’agghiacciante espressione dimostra la poca considerazione ch’essi hanno dei loro elettori, resta il fatto ch’essi non sono affatto particolarmente universalisti. Certamente, le frontiere attuali sono irreali, perché non rappresentano la sedimentazione effettiva delle varie civiltà. Tuttavia, il fatto che dei limiti ci siano è indispensabile per stabilire le rappresentanze e i diritti e i doveri di ciascuno.Comunque, una classe dirigente universalista non è quella per cui tutti i Paesi sono eguali, sicché si esime dal conoscerne lingua e cultura, bensì quelle che, oltre ad approfondire doverosamente la cultura del proprio Paese, conoscono bene anche quelle degli altri, per poterle confrontare, definire e negoziare. Non considero perciò universalisti Comenio, Hume o Wilkie, ma, piuttosto, Ippocrate, Erodoto, Marco Polo, Matteo Ricci, Atanasio Kircher, l’Abate di Reynal, Humboldt, Guénon, Eliade, Pound…

 

  1. Un nuovo Maccartismo

 

Certo, può e deve esserci un “compito comune”a livello mondiale , ma questo è il contrario della “Filosofia obscego dela” di Fiodorov (, vale a dire il post-umanismo, che, paradossalmente, anima sotterraneamente gli “Occidentalisti”) : è la lotta contro il “Robottu Okoku”(l’”Impero dei Robot), per il controllo sulle macchine intelligenti.

 

Le parole di Javier Ortega Smith, citate dalla locandina : “Our common enemy, the enemy of Europe, the enemy of liberty, the enemy of progress, the enemy of democracy, the enemy of family, the enemy of life, the enemy of the future is an invasion, an Islamic invasion…” sono assurde, perchè la maggior parte degli immigrati, compresi quelli clandestini, sono di religione cristiana o animista, e, quindi, non spostano l’equilibrio esistente fra le varie religioni “ufficiali”. Ma, soprattutto, occorre tenere a mente che la maggior parte degli Occidentali non sono affatto dei Cristiani “ufficiali”, bensì, indipendentemente se vadano a messa o no, sono in realtà dei fedeli della religione sansimoniana del Progresso (che si sposa benissimo all’attuale cristianesimo protestantizzato), l’unica vera concorrente del cristianesimo effettivo. L’arrivo di cristiani, animisti e islamici che sentono ancora la religione come un  fatto eminentemente spirituale non potrebbe, semmai, fare altro che rafforzare lo stesso Cristianesimo europeo.

 

In ogni caso, la confusione fra Europei e Occidentali è deleteria proprio perché permette di mantenere i viziati rapporti di forza attuali, dove il Complesso Informatico-Militare Occidentale si serve della forza dell’America per impedire il formarsi in Europa di una vera opposizione alla Singularity Tecnologica.

  1. La proposta di Macron

 

Per questo è molto importante che la Westernlessness prosegua e si approfondisca, in modo da lasciare nuovi spazi di manovra a una cultura e a una politica autenticamente europee. Del resto, ciò è quanto ha detto il Presidente Macron, ricordando l’anniversario della fondazione, da parte del Generale De Gaulle, della Force de Frappe. Macron ha anche affermato, a Monaco, che l’Europa deve smetterla di essere il “junior partner” (io direi il protettorato) degli Stati Uniti, anche perché, se è vero che ci sono delle affinità politiche e culturali, non c’è assolutamente un’identità di vedute su tutto, e, in particolare, sulle politiche culturale e di vicinato (la quale ultima  non riguarda, ovviamente, gli Stati Uniti). Del resto, Macron, per dare forza alle sue parole, ha invitato i partners il 12 marzo alla base di Isle Longue, a Brest, a bordo della portaerei Charles de Gaulle. Macron ha anche messo il dito sulla piaga di un tema che ci è caro: l’urgenza di una cultura condivisa della difesa nucleare, per poter essere in chiaro circa la proposta di partecipazione europea alla Force de Frappe.

 

6.Totaler Verriss (“Strappo totale”)

 

Quanto precede va inquadrato in un nuovo stile politico che, prendendo finalmente atto dell’insostenibilità degli attuali nuovi equilibri, postula una discontinuità in tutti i campi: imprenditoriale, ambientale, culturale, politica.

Hilmar Klute fornisce, sulla Sueddeutsche Zeitung, alcuni esempi di questa nuova radicalità, a partire dal gesto di Nancy Pelosi, diffuso dalle televisioni di tutto il mondo, di stracciare il Messaggio sullo Stato dell’Unione mentre Trump stava ancora parlando, per passare alla proposta  del leader dell’ AfD Gauland di sostenere elettoralmente il candidato di estrema sinistra Bodo Ramelow.

Secondo Klute, questa fame di radicalità non viene oggi più dalle estreme, bensì dal centro, a causa dell’inconcludenza di anni e anni di discorsi moderati. Si pensi appunto alla totale negazione, da parte della CDU, di tutti i tradizionali discorsi democristiani, come pure all’ abbandono, da parte della sinistra, di ogni forma di difesa delle classi lavoratrice e di qualsivoglia forma di socialismo.

D’altra parte, proprio sui temi europei, tanto Macron quanto Altmeier hanno ripreso senza tante storie tradizionali temi gollisti e interventisti.